@Dario0 io invece trovo che una condizione che palesemente confligge con il nostro codice civile sia vessatoria. E trovo anche che la frase "Prima di inoltrare un reclamo, ove possibile, l'ospite deve informare l'Host e cercare di risolvere il Problema di Viaggio direttamente con il proprio Host." laddove l' "ove possibile" procede nel solco dell'immateriale sempre a scapito dell'host. Ove possibile? Se non comunichi il problema all'host e non gli dai la possibilità di verificare e risolvere, il problema non esiste. Punto. L'aleatorietà del comportamento permesso al guest (non solo in questo caso) rende molto problematico ospitare. Ma, come detto, caro Dario, ognuno agirà come crede. Tu sei convinto che questa eventualità (la cosiddetta "questione delle 72 ore") sia addirittura migliorativa, per me, che mi muovo con la nostra normativa e altro non potrei fare, dato che sono italiana e ospito persone in mie proprietà in Italia, ha un profilo addirittura di nullità. Tant'è che nei contratti che trasmetto ai miei ospiti all'atto della prenotazione e che chiedo espressamente di leggere prima del loro soggiorno perché dovranno poi firmarli, sono obbligata a inserire proprio questa fattispecie: "o comunichi il problema mentre sei in casa, o ti scordi di poter vantare un rimborso comunicandolo a soggiorno concluso" (non è scritto così, beninteso, in forma più elegante...).
E poi, come dice @Susanna0 , le zanzare o le lucertole come una piaga nazionale per cui vantare un credito? E in America mi rimborsano se mi trovo un gatto selvatico alla porta? Ma per favore....
E ci fosse solo questo...
A quando invece il più volte richiesto Airbnb Italia che permetta a host e guest di viaggiare, soggiornare e ospitare con parametri adeguati alle nostre leggi? I guests stranieri (e italici) avvertiti debitamente IN ORIGINE che in Italia non puoi chiedere che nell'appartamento si trovi il caffé, l'olio o lo zucchero perché è illegale, né la bicicletta, perché è illegale, né il check-in da remoto, perché è illegale, e devi versare le tasse di soggiorno, perché la nostra normativa lo prevede, e devi fornire i dati personali al check-in perché la nostra normativa lo impone.... e così via andando.
Perché continuiamo in questo commentario a lamentarci delle difficoltà che a volte incorrono con ospiti che non recepiscono queste regole mentre noi non possiamo ospitare senza farle rispettare? Perché non possiamo prevedere un orizzonte italiano dell'accoglienza?
Secondo me un Airbnb Italia eviterebbe ad Airbnb i colpi di una cattiva informazione che vede la Società come "straniera" e invasiva (non solo in Italia e le restrizioni che cominciano a comparire anche sul suolo nazionale lo affermano sempre più) perché i modelli e i parametri dell'accoglienza che identificano Airbnb (USA) non sono come quelli cui noi dobbiamo giustamente sottostare.
Che Airbnb sia benemerito non c'è dubbio, altrimenti non sarei qui e non farei "parte del giro", ma non per questo non si deve pretendere ascolto e cercare di migliorare anche dal punto di vista formale la struttura societaria.
Io mi sentirei molto più tutelata se invece di una pur ottima Catherine Powell che manda consigli sul problema delle feste dei ragazzi durante le vacanze di mezza stagione (una questione che ci tocca solo marginalmente) fosse una nostrana Maria Bianchi che tiene le fila delle molte normative italiane sulla locazione turistica breve. Noi host ne trarremmo tutti grande vantaggio e lavoreremmo con più fiducia.
Del resto, anche @Alessandra18 conviene che le nostre idee vadano promosse. Speriamo che qualcuno ci senta....