@Gerlando3 , @Salvatore383
Premesso che non si può non essere dispiaciuti per la situazione che questa grave emergenza vi/ci sta procurando, e di certo non solo a chi faceva locazione breve o turistica, ma a milioni di lavoratori, aziende, professionisti, artigiani, ecc ecc che si sono trovati dall’oggi al domani senza fonte di reddito; situazione di cui purtroppo non sono ancora ben chiari i risvolti che prenderá anche quando l’emergenza sanitaria sará conclusa...
premesso questo, non si può altrettanto non essere d’accordo con la dichiarazione di Pro.locatur, che evidenzia perfettamente la condizione di locatori, rispetto ad altre tipologie ricettive (e ad altri percettori di reddito oggi scomparso).
Ipotizzare la cancellazione (o anche solo la sospensione) di tributi come IMU e TARI e/o l’erogazione di bonus di sostegno al reddito non potrebbe essere presa in considerazione senza coinvolgere TUTTI i proprietari di case, a prescindere che abbiano fatto della casa una fonte di reddito, unica, primaria o secondaria che sia.
Ci sono proprietari di case che pur pagando regolarmente le tasse, l’IMU e la TARI non affittano e quindi non ne percepiscono il reddito, altri che affittano a lungo termine, e tra questi ci sono anche quelli i cui conduttori non pagano l’affitto (su cui peraltro si devono comunque pagare le imposte!).
Un intervento in questo senso non potrebbe includere chi affitta a breve, e in questi anni ha avuto grandi soddisfazioni economiche, e ignorare gli altri (che magari queste soddisfazioni economiche non l’hanno avute).
Questo vorrebbe dire abolizione totale di IMU e TARI per TUTTI i proprietari, generando così due paradossi: sottrarre risorse a quelle finanze che dovrebbero garantire esenzioni e bonus e determinando palesi ingiustizie nei confronti di chi, ad esempio, una casa nemmeno ce l’ha e ha anche perso il lavoro.
Mi dispiace che coloro i quali hanno fatto della locazione turistica o breve la principale se non addirittura unica fonte di reddito, non siano stati opportunamente consigliati sulla necessitá e opportunitá di aprire una partita iva.
Sia perché questo aspetto (aprire partita iva a fronte di un reddito principale) non era solo una opportunitá bensì un obbligo (e i commercialisti avrebbero dovuto saperlo) e anche perché non necessariamente la partita iva sia fiscalmente meno conveniente: la quota di fiscalitá generale é infatti più bassa rispetto alla cedolare secca, e il maggior onere é dato dai contributi, che però vanno sulla posizione contributiva personale, al fine di accumulare per poter avere una pensione futura. Un atteggiamento questo che privilegia il futuro (la gallina domani) piuttosto che sporchi maledetti e subito (l’uovo oggi).
Fermo restando che ove possibile bisognerebbe considerare tutte le situazioni di disagio, ritengo più opportuni gli interventi nei confronti dei lavoratori in nero, che presumibilmente non hanno scelto volontariamente questa condizione, ma ne sono stati obbligati dai datori di lavoro.
Non parlo ovviamente di chi fa nero, ma di chi il nero lo subisce (o così o niente).
Una soluzione per il futuro di queste situazioni potrebbe venire dalla totale abolizione del denaro contante, che ci risparmierebbe, in buona parte, evasione, corruzione, spaccio e tutte quelle attivitá illegali che proliferano grazie al passaggio di banconote.
Con 120 miliardi e oltre di maggiori entrate fiscali all’anno avremmo avuto un SSN che non sarebbe andato in crisi e risorse per aiutare molte più persone in difficoltá.