@Maddalena18 buongiorno, riprendo altre discussioni simili, ipotizzando che vi siano più comproprietari di cui uno abbia presentato al Comune la comunicazione di locazione in forma non imprenditoriale, stipuli il contratto di locazione per il compenso lordo e incassi per intero il compenso netto da Airbnb.
Sul problema della locazione di immobile in comproprietà c'è, da un lato, un datato parere dell'Agenzia delle entrate secondo il quale i redditi fondiari concorrono, indipendentemente dalla percezione, a formare il reddito complessivo dei soggetti che possiedono gli immobili a titolo di proprietà o altro diritto reale, e tale assunto -secondo l'Agenzia- valeva anche in caso di locazione.
Quindi, anche se un comproprietario non è parte del contratto e non incassa i canoni, comunque deve dichiararli secondo la quota di possesso (e può optare per la cedolare secca).
Per contro, si sta facendo strada un diverso orientamento supportato dalla giurisprudenza più autorevole, che viene recepito dalle Commissioni Tributarie.
Secondo questo orientamento, per la locazione di immobili in comproprietà non vale la formula "indipendentemente dalla percezione" .
La Commissione Tributaria del Lazio ha recentemente affermato (aprile 2022) che è ammissibile un'autonoma imputazione del reddito rispetto al titolo reale di possesso, ove ne risulti concretamente differenziata la percezione. Per cui è possibile attribuire il reddito anche solo ad alcuni dei comproprietari che risultino effettivi locatori e percettori dei redditi di locazione.
Secondo questo orientamento, quindi, l'unico locatore può dichiarare per intero il canone di locazione percepito, anche qualora non abbia la proprietà al 100% dell'unità immobiliare.
Seguendo questo secondo orientamento il rischio è di ricevere un avviso di accertamento dall'Agenzia delle entrate (contro il quale si può presentare ricorso davanti alla Commissioni Tributaria).