NAPLES FOR DUMMIES (NAPOLI PER NEGATI)
Napule è servita da due linee metropolitane, la 1 e la 6. Le linee tra la 1 e la 6 non si sa bene che fine abbiano fatto. Forse funzionano come il binario di Harry Potter.
Ci sono anche i bus. Tantissimi, anche se io - che sono una nativa - non li ho mai usati. Considerata la densità di veicoli per metro quadrato di asfalto a Napoli, viaggiare a piedi è veloce quanto viaggiare in auto. Anzi può capitare che siano i pedoni a sorpassare i bus.
Napoli è un po’ come S.Francisco, con le strade che ad un certo punto cominciano ad andare in salita. I vicoli si impennano ed i panni stesi sono pronti a prendere il volo verso il cielo.
Prendere una delle quattro funicolari è una bella esperienza: si passa in pochi minuti da un pianeta all’altro. Dal quieto panorama di Castel Sant’Elmo si esce nel casino del quartiere Montecalvario.
Un’altra bella esperienza che ti consiglio è provare ad attraversare la strada sulle strisce pedonali. Un brivido unico nel suo genere. Attraversare finalmente sulle strisce, con il verde che ti illumina la faccia come O’ sole mio sta ‘nfronte a te, e nonostante questo essere bersagliati da feroci colpi di clacson di stizza. Sublime.
Al guest che desidera scoprire Napoli con la propria auto vanno le mie più sentite condoglianze a familiari e parenti tutti. Non esistono biciclette a Napoli. Napoli va visitata a piedi, anche se è grande assai.
E’ bello lasciarsi andare e perdersi per Napoli. Conquistare con la forza delle proprie gambe luoghi remoti ed inaccessibili, come ad esempio il marciapiede sul lato opposto della strada trafficatissima di auto e scooter (lo scooter per il napoletano non è un mezzo di trasporto, è un prolungamento della casa, un’estensione del salotto) dove l’unico modo per arrivarci è esserci nati.
Napoli pullula di appartamenti, stanze, bed & breakfast dislocati in ogni angolo strategico del centro urbano, connessione libera ad internet compresa. Ogni tanto la connessione principale scompare, ma scoprirete che ce n’è un’altra. Basta chiedere all’host depresso cinque stelle, con una stella cadente.
“Da zero a sei” vi risponderà, e voi, che siete guest di classe sopraffina, passerete un’ora buona a digitare in lettere “dazeroasei” in ogni combinazione possibile. Con i pollici in fiamme, andrete a chiedere spiegazioni. L’host vi guarderà con gran pena e, da quello sguardo, capirete senza che lui apra bocca, che dovevate digitare i numeri, da zero a sei, e non le parole.
Perchè Napoli fortunatamente è anche questo: accoglie chiunque, anche i guest più rimbambiti. Può capitare che non sia facile mettersi in sintonia con l’host napoletano o con chi ne fa le veci. Non è detto che spacchino proprio il minuto.
Preparatevi a passare gli anni migliori della vostra vita seduti su un pianerottolo. La signora che dà lo straccio a volte vi sposterà come se foste un vaso, per poi rimettervi a posto.
Fronte pizza. Non provate a parlare di pizza con un napoletano. Che non vi passi per la testa di dire che la pizza vi piace con il bordo sottile: questo causa al napoletano le palpitazioni.
Se poi incontrate un purista napoletano, è come parlare due lingue diverse. La verace pizza napoletana ha solo due varianti, la marinara e la margherita. Già questo toglie il 99% delle pizzerie mondiali, che in menù di varianti ne hanno delle pagine piene. Tutte eresie. Solo Peter Pan ordina la pizza con tocchi di Nutella e una tempesta di wurstel.
Raccomandazione: non vi lasciate tentare dal lasciare le croste nel piatto, magari coperte dal tovagliolo, come fanno i poliziotti con i corpi sulla scena del crimine. Verrete classificati come quelli che sputano la buccia dell’uva, la stessa razza di quelli che vanno matti per i tortellini in brodo, e alla fine il brodo lo lasciano sempre lì.
In ogni caso, state certi che sia che ve la serva su un piatto di ceramica un magrebino in canottiera o ve la lanci su una tovaglietta di carta l’aiutante bengalese, la pizza è buona ovunque a Napoli.
Poi ci sono le trattorie. Le trattorie le riconoscete subito perché i piatti sono descritti in inglese, tedesco e a volte in russo. Le tovaglie sono di stoffa a quadretti, come in ogni film che si rispetti. Appesi un po’ ovunque ci sono le maschere di Pulcinella, un mandolino che nessuno ha mai usato e delle finte reti da pescatore con delle finte cozze di plastica, che, tra l’altro hanno un aspetto migliore di quelle vere che vengono servite a tavola.
E’ tutta una scenografia, manca solo che il palazzo di fronte sia una facciata di cartapesta sostenuta da due pali, ma funziona. Così come funzionano i film, anche se tutti sanno che sono finti e spesso accadono cose senza senso.
Infine ci sono i locali a prezzo fisso. Ce ne sono a profusione. Quattro i tipi.
Tipo 1: tavoli in fino legno, sedie impagliate, tovagliette di plastica, cantante in sovrappeso che strimpella la chitarra con il Mi ed il Re palesemente scordati: primo, secondo, bibita e caffè: 12 euro.
Tipo 2: tavoli di plastica, tovagliette di plastica: primo, secondo e birretta: 10 euro.
Tipo 3: tavoli di plastica, tovagliette di plastica, occupazione abusiva di luogo demaniale: primo, secondo, contorno e quartino di vino: 8 euro.
Tipo 4: tavoli di plastica, sedie su strisce pedonali, cartello del menù in mezzo al marciapiede, antipasto, primo, secondo, contorno e bibita: 6 euro.
Servono i migliori piatti del mondo? Per niente. La pasta è fatta a mano? Volete scherzare!? I secondi sono impiattati bene? Sono dentro al piatto, e basta. E’ un pranzo di qualità? Io sono ancora una di quelle che va a mangiare, non faccio recensioni.
Statemi bene, guagliù.
Emily