@Zen15
L’imposta di soggiorno é un “affare” tra il turista e il Comune.
Fino a ieri, i Comuni non avevano altra possibilitá (salvo creare dei posti di blocco alle porte della cittá e pretendere ‘un fiornio” ad ogni ingresso) che delegare i titolari di alberghi e/o attivitá ricettive di vario genere di svolgere il ruolo di agenti riscossori dell’imposta.
Sulla base di questa impostazione hanno deliberato le misure e le modalitá di riscossione dell’imposta, nonché le esenzioni.
Fino a che ha funzionato questo sistema, pur rappresentando un onere burocratico aggiuntivo per gli “host”, ha consentito di avere una interfaccia “umana” che potesse valutare l’imposta da pagare sulla base del rapporto diretto con il viaggiatore, e quindi consentirgli di presentare le eventuali istanze di esenzione (perché appartenente ad una certa categoria o perché giá pagata nel mese presso un’altra struttura).
Da quando Airbnb ha intavolato convenzioni con diversi Comuni per raccogliere direttamente ed in automatico, alla prenotazione, l’imposta di soggiorno al posto dell’host, la possibilitá di “personalizzazione” é scomparsa, e tutti pagano a prescindere dal fatto che siano minori, accompagnatori di malati, militari in servizio, autisti di gruppi, o, come nel tuo caso, persone che hanno giá pagato e non dovrebbero ripagare (solo nello stesso mese però).
L’algoritmo di Airbnb non guarda in faccia nessuno, e applica l’imposta in maniera becera.
Resta ovviamente la possibilitá, da parte del turista, di attivare una istanza di rimborso, qualora sussistano le condizioni per ottenerlo.
c’é da aggiungere peraltro, che a prescindere da Airbnb e le convenzioni giá attive con alcuni Comuni (Milano, Firenze, Bologna, ecc.), il DL 50/2017 ha comunque stabilito che nel caso di prenotazioni attraverso i portali online, siano questi a riscuotere l’imposta, che pertanto non potrá più essere incassata dall’host all’arrivo.
E questo a prescindere dal portale e dal fatto che abbia o meno stipulato una convenzione.
Siccome l’unico portale che ha stipulato convenzioni, e solo con una manciata di Comuni é Airbnb (e tutti gli altri no), il rischio (e non é solo un rischio, ma una certezza), é che se prima l’evasione dell’imposta era causata da host negligenti (o illegali o in nero...), ora il minor gettito é ufficializzato e legalizzato, dal fatto che tutti i maggiori portali non percepiscono l’imposta come vorrebbe la legge.
A questo di aggiungono le anomalie da te segnalate, che non possono essere risolte da portali con procedure automatiche e centralizzate, gestite magari oltre oceano, e che se ne sbattono delle leggi e dei decreti italiani.
Detto questo, che sicuramente può rappresentare un problema per le casse di tanti Comuni, e quindi indirettamente anche per le nostre, va compreso il fatto citato all’inizio, che l’imposta di soggiorno é un affare tra il turista e il Comune (e il portale), e ormai dovrebbe essere limitato alle sole prenotazioni effettuate direttamente.