Cosa chiedi ai tuoi potenziali ospiti?

Francesca
Former Community Manager
Former Community Manager
London, United Kingdom

Cosa chiedi ai tuoi potenziali ospiti?

Ciao a tutti,

 

Oggi siamo alla ricerca di consigli su come informare al meglio i voistri potenziali ospiti. Prima che una prenotazione sia confermata, molti host si informano, ad esempio, sul motivo per cui i guest soggiorneranno nella loro città, oppure per dare informazioni importanti sull’alloggio (ad esempio “ricorda che si arriva solo in macchina”).

Comunicare con anticipo può essere un ottimo modo per presentarsi e gestire bene le aspettative dei guest rendendo così il soggiorno più adatto ad entrambi.

 

Quali domande chiedi ai tuoi potenziali ospiti prima di confermare il loro soggiorno? Perché trovi sia utile?

 

Ci piacerebbe sentire il tuo contributo per un prossimo articolo del blog.

Grazie, Francy

 


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17 Risposte 17
Vittoria25
Level 10
Finale Ligure, Italy

@Francesca  solitamente mi limito a ringraziare per la richiesta e a ripsondere alla loro eventuali domande 

Patrizia16
Level 10
Rome, Italy

@Francesca 

 

quoto @Vittoria25  e aggiungo che →→ mi devono comunicare l'orario previsto di arrivo e di partenza check-in/out per fissare gli appuntamenti con la "donna delle pulizie"  (francy ti sei poi informata?).

.

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Francesca
Former Community Manager
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London, United Kingdom

Ciao @Patrizia16 

l'arrivo è un'informazione preziosissima: si vede che sei un host davvero "sgamato" 🙂

Quanto all' informazione la mia "spia" era in vacanza in montagna! Comunque il mio punto era che signora mi sembrava un appellattivo più gentile nei confronti di una persona preziosa per il successo di un alloggio! 🙂 

 


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Patrizia16
Level 10
Rome, Italy

@Francesca 

ma io sono stato molto gentile perchè per dirla tutta la locuzione esatta è " la donna"   senza ulteriori sostantivi.... viene la donna, le fa la donna, ho la donna, ci pensa la donna, è stata la donna, ti mando la donna.... all'infinito...

.

 

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Francesca963
Level 2
Trieste, Italy

Io di solito chiedo semplicemente l orario di arrivo perchè chiedere il motivo del soggiorno mi sembra invadente: ho notato che se vogliono condividere le loro "intenzioni" lo fanno autonomamente in fase di prenotazione. 

 

Quello che devo ancora imparare a gestire sono gli ospiti riservati all' ennesima potenza che si chiudono silenziosossimamente  in camera per tutta la durata del soggiorno: a volte ho paura che sia successo qualcosa 🙂

Susanna0
Level 10
Milan, Italy

Ovviamente chiedo un appuntamento per il check-in, perchè io non vivo nello stesso edificio e quindi dobbiamo prendere un appuntamento. 
E assolutamente, se non me ne parlano spontaneamente, e non è evidente dal loro discorsi, chiedo anche come mai vengono a Milano e con chi.
Rispondendo a @Francesca963 , non dobbiamo farci scrupoli di sembrare invadenti: se si trattasse di un affitto tradizionale dovrei chiedergli anche la fedina penale, lo stato di famiglia e la busta paga. Trattandosi di un affitto breve, chiedo semplicemente lo scopo del viaggio e con chi sta viaggiando e non mi sembra che siano domande indiscrete: io non sono un albergo, affitto casa mia.  Se uno non desidera farlo sapere, può andare in albergo, magari gli costa anche meno di un appartamento intero, e nessuno gli chiede niente.
Ma io non dò casa mia a uno sconosciuto che non vuole nemmeno rassicurarmi sulle sue buone intenzioni, scusa. E' anche questione di buona educazione.

Vittoria25
Level 10
Finale Ligure, Italy

@Susanna0  capisco il motivo per cui lo chiedi ma rimango d'accordo con @Francesca963  trovo invadente chiedere perchè vengono e con chi

Cristiana19
Level 10
Venice, Italy

Ho verificato nel tempo una serie di informazioni fondamentali per arrivare e vivere a casa mia (a parte le regole della casa e le informazioni puntuali sugli elettrodomestici, i numeri di emergenza, come effettuare la raccolta differenziata, come riconoscere i segnali dell'acqua alta, ecc. che sono all'interno dell'appartamento).

Appena la prenotazione (che da me è immediata) scatta, subito ringrazio l'ospite e invio un messaggio con le prime informazioni su come arrivare dall'aeroporto o dalla stazione alla fermata del vaporetto più vicino alle mie due case (sono a Venezia Centro storico e non è sempre facile per uno straniero barcamenarsi...), contestualmente avviso che trasmetterò attraverso la mail di airbnb assegnata all'ospite due mappe (facilissime) da "incrociare" e verificare che servono per arrivare a piedi dalla fermata del vaporetto a casa mia. Chiedo anche che mi si risponda perché voglio sapere se le mappe sono arrivate e se si leggono e insisito sino a che la risposta non arriva.

A circa una settimana dall'arrivo previsto, trasmetto un secondo messaggio, piuttosto corposo, dove scrivo ogni possibile informazione sull'arrivo a casa, come verrà effettuato il check-in (se da me o da un'altra persone di fiducia) e su alcuni particolari fondamentali del vivere a casa mia (come aprire i portoni dall'interno, password wifi, ecc.). Mi assicuro sempre che questi messaggi siano recepiti e chiedo di stampare le mappe che avevo trasmesso e di portarle con sé (google maps a Venezia non funziona con gli indirizzi privati, bisogna se mai dare un riferimento commerciale, ad esempio, per la mia casa a Rialto, la pasticceria sotto casa).

Poiché questi messaggi vengono generalmente ritenuti molto utili e apprezzati (e servono sempre!), non è raro, anzi è quasi naturale che si instauri fra me e l'ospite un buon contatto sin da subito, anche perché mi metto a disposizione per qualsiasi altra informazione (che in genere riguarda le visite a luoghi particolari o inusuali e ristoranti e bàcari veneziani). Inevitabilmente, nella conversazione, si capisce che il motivo della visita è turistico (a Venezia, direi, è lapalissiano) ma in qualche caso anche per lavoro. Non chiedo mai direttamente il motivo della visita perché mi sembra di essere invadente, come qualcuno ha detto qui. Ma è vero, però, che per Venezia c'è poco da immaginare...

Sono invece granitica sull'orario di arrivo e specifico sempre che se non sono io ad accogliere c'è una persona che non vive da me e che deve arrivare apposta e poi tornare a casa sua. 

Insisto sino a che l'orario non arriva.

Non ho mai avuto problemi se non recentissimamente (episodio raccontato in questa community proprio ieri, ho aperto una discussione in proposito: ho avuto molte difficoltà da un ospite cinese di cui non riuscivo a capire il nome in caratteri latini - peraltro da lui modificato in tre occasioni -, ospite che non ha mai risposto ai miei messaggi e non si è degnato di darmi l'orario di arrivo se non a poche ore di distanza, in tutto ciò assistenza airbnb pesantemente deficitaria; episodio emblematico della scarsa trasparenza concessa per me illegittimamente ai guests di lingua scritta non in caratteri latini e che dovrebbe suscitare la ribellione degli host perché è un diritto avere ben chiaro il nome di chi entra in casa tua).

Per me ospitare, oltre che remunerativo, è piacevole e interessante: ho avuto momenti degni di ricordo e conosciuto persone deliziose. Ma l'informazione prima dell'arrivo dell'ospite è e deve essere sostanziosa e onnicomprensiva. Basta preparare uno scritto standard da adattare poi (di poco) alla situazione, inserirlo nei messaggi salvati da utilizzare e utilizzarlo ogni volta. Preparazione dello scritto standard: 10 minuti, uso dello scritto standard: 3 secondi.

 

Francesca
Former Community Manager
Former Community Manager
London, United Kingdom

Ciao @Cristiana19 

davvero organizzatissima! Leggono davvero?

 

 


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Cristiana19
Level 10
Venice, Italy

@Francesca ciao Francesca, parrebbe proprio di sì: sono interessati al primo perché immediatamente chiarisce ogni dubbio su come arrivare in città (generalmente dall'aeroporto), cosa semplice in realtà, ma se non lo sai non è così facile trovare indicazioni (fornisco anche il prezzo del biglietto della linea diretta aeroporto/centro storico e il sito dove acquistarlo in anticipo con lo sconto; dò anche alternative come autobus di linea o altro, ma vedo che non sono preferiti). Dopo il primo messaggio, così utile, si scioglie il ghiaccio e si instaura la conversazione. Da lì il resto è semplice, anche perchè sono sempre felice di dare indicazioni di ogni genere su Venezia. Il secondo messaggio (quello con le informazioni precise su arrivo e casa) è più lungo ma altrettanto gradito, forse perché Venezia è vista come un parco giochi di difficile interpretazione. Sta a me far capire che non è così e che ogni cosa è come altrove ma con qualche differenza sostanziale (non ultima quella di google maps che non funziona, quindi bisogna munirsi delle buone e vecchia mappe cartacee). Da parte mia, pretendo attenzione e insisto per far capire che se vuoi venire in un posto apparentemente complesso, devi darmi ascolto per non avere sorprese. 

Emily352
Level 10

La prima regola è questa: l’accoglienza dell’ospite deve iniziare non dopo, ma prima della prenotazione. Perciò, mi comporto con la stessa cortesia e precisione che avrò nei suoi confronti quando magari lo accoglierò davvero a casa mia.

 

Anche se l’annuncio è dettagliato e l’ospite mi dice di averlo letto dieci volte, molti anni di esperienza sul campo mi hanno fatto constatare che l’attenzione della gente è spesso parziale o superficiale, soprattutto se stanno facendo uno slalom su AIRBNB e altri portali di home-booking.

 

La seconda regola, quindi, è: veloce ripasso. Caratteristiche dell’alloggio. I servizi previsti. Prezzo. Diritti e doveri. Imposta di soggiorno. Contratto di locazione (obbligatorio in Italia).

 

A questo punto ho bisogno di capire chi è colui che mi scrive. Dopotutto questa persona entrerà in casa mia, userà le mie cose. Io con questa persona ci dovrò convivere 24 ore su 24. Quindi, permettetemi, ma due chiacchere con chi sta dall’altro capo del mondo ce le devo fare.

 

Io faccio così. Il primo passo è guardare il suo profilo, controllo le referenze e le ultime recensioni. Questa è la prima discriminante. Se le sensazioni sono buone, inizio a raccogliere un po’ di informazioni su di lui, senza fargli un terzo grado: il motivo per cui sta viaggiando, chi sono le persone che viaggiano con lui, cosa conta di fare a Milano.

 

Se mi parla di sé, gli parlo di me, che persona sono, della casa in cui vivo, mostrando interesse per le cose che dice. Basta poco, una frase gentile per stabilire un rapporto. Mi scambio con lui gli occhiali per sbirciare il suo mondo con i suoi occhi.

 

Ho imparato a riconoscere nel tempo alcune mie idiosincrasie verso alcuni tipi di ospiti, e mi sono attrezzata al riguardo.

 

Ad esempio ci sono ospiti che vedono un problema in ogni metro quadrato che calpestano. Lo vedono e me lo regalano già prima della prenotazione. Riuscirò a trovare un taxi? E se l’aereo arriva in ritardo? E se rimango bloccato nel traffico? Si agitano già prima di partire. E qui scatta un campanello d’allarme.

 

Perché questa agitazione inutile è solo un piccolo assaggio di quella che li aggredirà e mi aggredirà al primo imprevisto che, secondo la legge di Murphy, sicuramente capiterà. Questo è il momento della prevenzione. Di solito faccio esercizio di self-control cercando di non infierire, poi gentilmente rifiuto la richiesta di prenotazione. Togliersi il dente subito ha i suoi vantaggi.

 

Ma le vere insidie sono altre. Una di queste si chiama “turista professionista”. Quello che la prima domanda che ti fa non è se la tua casa è pulita e accogliente o se c’è l’ascensore, ma se il treno IC delle 10 e 24 per Firenze ferma a Parma.

 

Col tempo ho sviluppato una vera e propria antipatia verso questo genere di turisti, quelli superorganizzati, quelli che si premuniscono riempiendo la valigia di farmaci, compresi  quelli per le malattie tropicali e la febbre gialla anche se sono in partenza per Milano (città dove peraltro esistono le farmacie), quelli che si tirano dietro il barometro, la macchina digitale per foto subacquee (la destinazione è sempre Milano) e un paio di babbucce di peluche, quelli che, attenendosi puntigliosamente a principi di irrealtà, si portano un bazar di abiti adeguati per affrontare un’escursione termica di almeno 30 gradi, quelli che sanno già quali resti e vestigia vedere e dove comprare i benedetti prodotti tipici. Quelli che hanno un obbligo nella vita: una cima da conquistare e tambussare i maroni dell’ignaro host AIRBNB.

 

Sia il tipo a (ospite in preda ad una crisi di nervi) sia il tipo b (turista professionista tambussamaroni) non fanno per me.

 

A me sono sempre piaciuti i viaggiatori un po’ sbilenchi, senza baedeker, quelli che indugiano davanti agli androni, quelli vestiti male, curvi sotto il peso del loro zaino, quelli che non si intestardiscono a seguire un particolare percorso, quegli indolenti individui che invece di raggiungere una meta o tagliare il traguardo, ci girano attorno, quelli che si chiedono non cosa è intelligente fare o vedere, ma cosa è intelligente per loro, quelli che alla fine si portano a casa non souvenir, ma pezzi di viaggio.

 

Se mi accorgo di avere di fronte una persona di questo tipo, antropologicamente a me vicina perché calibrata sulla mia stessa misura, sul mio passo, mi sento subito a mio agio e non impedisco al caso di incuriosirmi: accetto la sua richiesta, perché so che ci starò bene come con un vecchio amico.

 

C’è una dolcezza infinita nel ricordo di quei giorni in cui c’erano persone walking with me, ospiti che non sono dei fossili, alcuni stanno con me ogni giorno e ogni tanto mi strizzano l’occhio. Sono presenze transitate negli anni, che ora mi permettono di non trasformare la tenerezza del ricordo in rimpianto. Stanno lì, mi danno allegria.

 

Insieme a loro ho imparato a viaggiare, ad allargare il mio sguardo, a diventare adulta, e da allora non ho più dimenticato come si fa. L’hosting è stata una scuola di vita: ho imparato a congedare e a incontrare.

 

Se premo il tasto “play” e mi riguardo, quella che vedo sono io, una donna che si ferma e si volta indietro, vedo gli ospiti che sono passati da me e io che passo, vedo le emozioni, i sentimenti che mi sfuggono, le richieste di prenotazioni, i discorsi che non si accordano, i “no” pronunciati, tanti. Ma sono i “sì” quelli che mi piacciono, e, come nel più prevedibile dei film, preferisco restare con loro.

Aldo63
Level 2
Rome, IT

In questo modo secondo me rifiuti il 70% delle richieste....fare troppo Tom Ponzi non porta a nulla. ma solo agitazione sulla tua persona....

Con tutti i tuoi controlli incrociati, quanto ci metti ad accettare quel 30%  di prenotazioni che ritieni essere per te?

Corrado54
Level 2
Cesate, Italy

Alla lettura della prenotazione invio subito un messaggio di benvenuto e ringraziamento "per la fiducia accordatemi" 🙂

 

La mattina ho piacere a fare colazione in compagnia e scambiare due chiacchiere sui programmi della giornata, il meteo che offre sempre spunti per disquisire sulla mancanza delle mezze stagioni ed altri ameni argomenti. E' un piccolo rito per iniziare bene la giornata. Informo quindi su cosa offro di colazione e così capire se l'ospite ha allergie, intolleranze o se è vegetariano, vegano ecc. questo anche per la sera perché dove mangia uno possono farlo in due!

 

La seconda informazione è l'invito a leggere assolutamente il manuale della casa. E' un documento credo omnicomprensivo del mio pensiero su come vivere la casa e con informazioni logistiche.

 

Non chiedo il motivo per il quale l'ospite soggiornerà a casa: mi sembra di essere eccessivamente curioso e poi lo si capisce se si scambia qualche messaggio o si chiacchiera.

Cinzia29
Level 10
La Spezia, Italy

Ciao "nome dell'ospite",  grazie per aver prenotato! Ti contatterò qualche giorno prima del tuo arrivo  per prendere accordi sull'orario del check-in.  Se hai qualche dubbio o domanda non esitare a contattarmi.

 

Questo è lo standard.

In 4 anni ho chiesto il motivo del soggiorno solo una volta perché la richiesta era davvero strana. 

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