La prima comunicazione con l’ospite è il mio annuncio. Su quella lavagna virtuale scrivo ciò che offro. Io offro in locazione appartamenti a Milano in zona Brera.
Bene. Lo scrivo a chiare lettere, in modo che gli ospiti di ogni etnia e colore, calvi o con capelli medusei, non mi confondano con un “B & B” o qualcos’altro, ma senza dare al mio alloggio fuorvianti denominazioni fantasiose o delle tipologie ricettive. Pertanto, niente “Incantesimo nel cuore di Milano”. Niente “Casa vacanze “O mia bela Madunina”.
Le mie parole e le mie foto devono portare il mio potenziale inquilino-turista-lavoratore dentro quell’appartamento. Cosa trovi dentro le mie stanze? Il bagno ha la doccia o la vasca? I mobili sono di nonna Abelarda o moderni? Quali elettrodomestici in cucina? Ci sono affacci privilegiati (balcone, terrazza, veranda)?
Pubblico belle foto, non roboanti, ma reali, non allargate da torsioni grandangolari che manco Michelangelo nella volta della Sistina… Quelle foto sincere parlano di me e della mia casa. Il loro è solo un apparente silenzio: il mio scopo è riuscire a farle sentirle all’ospite con mani e piedi, perchè accosti il naso a quei muri, magari grattandoli con le unghie per annusare le storie della casa in cui soggiornerà, per fargli capire che può essere europeo, anche se nato a Camberra, milanese, anche se nato a Istambul.
Provo a far scattare un’emozione. Racconto la mia storia, il mio mondo, cosa amo, dove vivo, gioco e lavoro, che cosa mi ha spinto dieci anni fa ad ospitare dei forestieri a casa di mio padre: un piccolo angolo di mondo, più leggero di un’ala di una farfalla, in cui stare bene con sé stessi, ad ascoltarsi.
Se ho conquistato il cuore dell’ospite, anche se arriva settimane, mesi dopo, gli mando subito un messaggio a conferma della prenotazione per evitare spiacevoli malintesi: appartamento pulito e sanificato in locazione, dotato di biancheria, lenzuola e asciugamani, arrivo, partenza, numero conduttori, motivo del viaggio, contratto di locazione (di natura turistica o transitoria, a seconda del motivo del viaggio che AIRBNB non distingue) dal giorno X al giorno Y, senza servigi di hotellerie (no colazione, no letto fatto, no cambio lenzuola ecc.) da firmare all’arrivo, canone comprensivo di utenze forfetizzate come evidenziato sull’annuncio.
Alcuni giorni prima dell’arrivo, cresce dentro di me un sentimento di risveglio, allora rinfresco la mente al mio ospite, rinsaldando quel legame corsaro che ci unirà in quest’avventura tracciata nel tempo: chiedo agli ospiti se, per caso, hanno preferenze per la sistemazione dei letti o esigenze particolari, se vengono in auto, treno, aereo in modo che possa dare loro tutte le informazioni utili (comprensive di coordinate GPS) per raggiungere il mio appartamento, ricordando di inviare copia di un documento d’identità in modo che possa fare firmare loro un contratto di locazione con i loro dati anagrafici e velocizzare quello che Airbnb chiama impropriamente "check-in" (in una locazione, che non è un albergo o un aereoporto, non c’è alcun “check-in”).
Il giorno dopo l’arrivo, ossia dopo la presa in consegna/custodia dell’appartamento locato, l’ospite riceve la mia e-mail di benvenuto che contiene un semplice augurio per un sereno e confortevole soggiorno nella mia casa e la mia disponibilità per ogni evenienza/esigenza con l’invito (in genere disatteso) a leggere con cura il “Libretto d’uso della casa” che contiene su carta antica, scritta con calligrafia elegante, tutte le informazioni necessarie su come gestirla in sicurezza (in una locazione – che non è un albergo - l’ospite deve essere a conoscenza dell’ubicazione degli impianti domestici: il quadro elettrico si trova …. il rubinetto centrale dell’acqua si trova … l’estintore si trova …. la password del wi-fi è … ecc.), nelle vicinanze della casa sono presenti: linee bus/metro/taxi/parchi/cinema/sala da tè/birrerie/pizzerie/mercatini ecc. e i contatti rapidi in caso di necessità o urgenze (ad es. smarrimento chiavi).
Se è un soggiorno prolungato, l’ospite in seguito riceve una ulteriore e-mail di controllo per sapere se tutto procede bene e se posso essergli d’aiuto. Se mi segnala un inconveniente, anche banale (ad es. un telecomando che non funziona), in genere lo contatto immediatamente per telefono per suggerirgli cosa fare (ad es. sostituire le batterie: le batterie di ricambio si trovano …. come indicato nel “Libretto d’uso della casa”). Se, invece, l’inconveniente sembra più serio o se non riesco a valutarlo, preferisco rendermene conto di persona, concordando con lui una visita in loco.
Sulla “scheda ospite” scrivo tutto quello che è accaduto durante il soggiorno in modo da potere tenere tutto a mente, le cose andate bene (ad es. apprezzamenti per il letto matrimoniale “atipico”) e le cose andate male (ad es. lo split in sala ha perso acqua), e gli inconvenienti e i guasti li rubrico sotto la voce: “Manutenzioni effettuate” che poi riporto anche sulla “scheda appartamento”.
Perchè? Per fare in modo che, se quell’ospite dovesse ritornare da me (una settimana dopo, un mese dopo, un anno dopo), non debba vivere le stesse amare “delusioni”.
Prima del giorno della partenza, invio un messaggio in cui ricordo l’orario concordato per la riconsegna dell’appartamento (in una locazione non c’è alcun “check-out”), di controllare armadi, cassetti, stanze per non lasciare effetti personali, scarpe, giacche, occhiali, orologi, cellulari, tablet ecc. e di lasciare in seguito, se gli va, una recensione.
Tutti i messaggi sono preimpostati: ci vuole un attimo per cambiare i nomi degli ospiti, ma, poiché sono svanita & svaporata, per ricordarmi di spedirli, inserisco dei promemoria salvifici sul calendario di Google.
La carta moschicida del ricordo ha catturato afasie, qualche garbato, ma fermo “vaffa”, ma anche tantissime risposte allegre e calorosi ringraziamenti.