Buona sera @Angela1056 e grazie mille per il riscontro.
Ho ribaltato oggi la domanda al supporto di Airbnb che analizzando nel merito la questione, decreto legge alla mano, ha riconosciuto che si tratta di una novità per la quale non hanno ancora analizzato le implicazioni per gli host e quindi nei prossimi giorni, fatte le dovute verifiche interne, tireranno fuori una risposta sull'obbligo o meno di verifica del green pass da parte degli host. Quando mi risponderanno sarò felice di condividere il riscontro se non vorranno farlo pubblicamente già di loro.
Nel mentre tutto ruota attorno all'interpretazione del termine "strutture ricettive" dove è evidente che il legislatore intenda dire "gli altri" ma questo termine è spiegato nel DL 79 del 23 maggio 20211, legge che classifica tutte le attività turistiche e che concepisce la tipologia di "attività extra alberghiera" in cui, appunto, ricade la locazione turistica nella stragrande maggioranza delle regolamentazioni regionali.
Così sono andato a cercare la regolamentazione regionale del Piemonte e tra le "attività extralberghiere" normate dal Regolamento regionale 4 dell'8 giugno 2018, vigente dal 10/12/2020, il classico appartamento messo su Airbnb sembra essere considerato "strutture turistico-ricettive extralberghiere".
La prova del nove arriva da una mail del Comune di Torino che, in tempi non sospetti scriveva (spiegandomi perchè si ricade in una certa fascia di tassa di soggiorno) "le locazioni turistiche rientrano nella categoria della attività extralberghiere".
Chiarire se gli host, anche solo in alcune regioni, sono considerati "struttura ricettiva" (di tipo "extralberghiero" aggiungo io) è il nodo attorno a cui ruota tutto il discorso e faccio veramente fatica a dimostrare che la locazione turistica non è classificata tra le strutture ricettive quando nelle norme regionali la trovo nell'elenco di quelle extralberghiere.
Ciò premesso credo proprio che vaga la pena attendere una interpretazione formale di cosa si intende per "strutture ricettive" in questo DL (in governo stesso dovrebbe emettere le FAQ per chiarire questi aspetti) e regolarsi di conseguenza, motivo per cui, pur ringraziandoti molto per la segnalazione dell'altra conversazione, tolgo la marcatura di "miglior risposta" dato che quella vera che serve a tutti noi deve ancora arrivare.
In conclusione, pur comprendendo il confronto dell'altra discussione linkata, sul piano giuridico non esiste alcun "discorso amichevole" per il quale mostrare o no il certificato. O è da verificare o no e quindi o si è dalla parte della ragione o si è in torto. E poi - permettimi la condivisione di questo aspetto nell'ottica costruttiva - smontiamo la teoria per cui l'esito della scansione del greenpass sia un dato sanitario, perchè chiunque lo abbia mai fatto sa bene che a seguito della scansione viene mostrato nome, cognome e data di nascita e null'altro. E questi sono considerati dati comuni, non sanitari. Quindi scansionare il Qr-code non implica accedere a dati sanitari della persona ma implica sapere se questa è in possesso o no dei requisiti previsti dalla legge per accedere a quel locale.
In ogni caso, se è previsto dalla norma allora si è legittimati a verificarlo e tutto sta a capire se la norma include noi "poveri host" o no.
Fino alla scorsa settimana era chiaro a tutti che non fosse un tema a cui pensare, ora la norma è stata integrata, volutamente, per estendere l'obbligo, e francamente credo ci sia sempre meno margine dato che è stato dichiarato in ogni luogo l'intento di bloccare in casa loro i turisti privi di certificazione verde.
Da qui il quesito ad @Airbnb che spero si esprima nel merito della questione, anche smontando pezzo a pezzo quanto riportato al fine di far chiarezza.
Un saluto,
Marco