Queste sensazioni che provo a fatica a tradurre sottovoce e a lume di candela nel linguaggio delle idee mi hanno accompagnato negli anni passati in cui ho avuto la fortuna di ospitare i turisti e di imparare che tutto è dono.
Superhost è una parola che non è mai esistita nel mio vocabolario. Al diavolo la medaglia monolitica di Superhost! Nel mio vocabolario esistevano e continuano ad esistere altre parole: un bel sorriso, una cordiale stretta di mano o un semplice abbraccio sono i presupposti basilari per andare dritti in cima alle aspettative più alte. Ma niente è per sempre. Le discese (inevitabili) sono sempre in agguato.
Per gli esseri umani la cortesia e la gentilezza sono facili, facili come sorridere. La parola “Per piacere” alleggerisce la strada che si percorre in compagnia. E’ l’apriti sesamo.
Ma attenzione ai passi falsi. In Italia si risponde con “Grazie” (“Si, grazie” o “No, grazie”) a qualsiasi offerta. In Inglese si risponde con “Grazie” per dire di no (“No, thank you”), mentre si dice “Per piacere” per dire di sì (“Yes, please”).
L’intelligenza sorride. Agite con le parole. Se notate che l'ospite teme di non trovare subito l'alloggio, accordatevi con lui per aspettarlo in stazione o in aeroporto. Instaurate subito un rapporto umano e di relazione con lui. Scrivete il suo nome sulla lavagna d’ingresso.
Mostrate interesse, siate diretti, personali, ascoltatelo, esprimete la conoscenza di ciò che vuole l’ospite e indicate che ne terrete conto, accorciate la distanza tra voi e lui, è uno scambio reciproco e, se avete capito di avere sbagliato (capita), non temete di scusarvi con lui e non soltanto con le labbra: tornerà tutto a vostro onore, a conferma della vostra qualità umana.
Rispetto, attenzione, reverenza, cura dei sentimenti e dei desideri degli altri. Cercate di capire la persona che avete davanti, di che cosa ha bisogno. Non date l’impressione di volerla scaricare in fretta. Non limitatevi a consegnare solo un mazzo di chiavi.
Dovunque voi abitiate, aprite all’ospite la finestra sul vostro mondo, indossate un po’ di buonumore per poi andare a bere con lui il primo espresso della giornata, caldo, dolceamaro. Un grosso bignè alla crema, una millefoglie per i più ghiottoni. E’ passato il sonno. Un lungo silenzio di benessere limpido e poi: “C’è solo da andare a comprare il pane.”
Portatelo a fare due passi, fategli scoprire che cosa è una piazza italiana, che ridesta il ricordo incancellabile dell’agorà dell’antica Grecia (spesso gli ospiti vengono da città in cui non esiste un vero centro città), fategli respirare quell’odore di salame tagliato col coltello su una tovaglia a scacchi rossi o di focaccia appena sfornata, chiaccherate intorno alla tavola apparecchiata, liberi, leggeri, mentre preparate un’insalata (“Ti va di aiutarmi?”), le mani bagnate, sparisce il pudore, si instaura la trasparenza, è piacevole prolungare questi attimi, rallentare la giornata, foglia dopo foglia, due perfetti sconosciuti con le maniche rimboccate.
Fategli scoprire quei luoghi misteriosi, quegli anfratti inesplorati che i turisti non troveranno mai in nessuna guida da viaggio e che solo voi segretamente amate fin da quando eravate bambini.
Persino un che di ansia accorata deve far parte del rito dell’accoglienza. Un extra touch. Regalategli una mappa della città, poi chiedetegli: “Che cosa vorresti vedere oggi?”. I piccioni volano sulle panchine. Sedetevi ad un tavolino bianco chiazzato di sole con un drink in mano, allungate le gambe, e godetevi il suo stupore.
L’Italia è un regalo. Regalate all’ospite un’esperienza unica, reale con persone reali di quel posto che nessun hotel a cinque stelle potrà mai fargli vivere. Contattelo ogni tanto per chiedergli se va tutto bene.
Sono le piccole attenzioni di un vero amico, che fa sentire a casa il suo ospite e alla fine ripaga di tutti gli sforzi fatti: l’ospite inciamperà in quel ricordo e verserà della nostalgia per tutti quei dolci momenti che quel compagno tanto generoso gli ha fatto vivere: lungo le strade della memoria, solo ora me ne sto rendendo conto, è l’unica cosa che ha davvero contato per me.