@Lorenzo253 @Giorgio233 @Massimo399, @Emily352,
grazie per aver iniziato questa interessante e importante discussione.
Emily, non so chi tu sia, ma se dovrò perorare la mia causa di proprietaria privata residente ti chiamerò di sicuro!
Rimane il fatto che ci sono gravi errori (ipocrisie?) nella valutazione di sociologi e tuttologi nonché di alcuni politici che certamente remano nella palude dei voti e sanno bene che 52.000 residenti in Centro Storico valgono assai meno rispetto ai 200./300.000 della cintura del capoluogo.
Riassumo considerazioni già dette qui sopra e aggiungo del mio:
- lo spopolamento di Venezia precede e di gran lunga l'insorgere relativamente recente dell'affittanza turistica privata, e non si deve di certo a quest'ultima, tant'è che, se mai, l'affittanza privata ha evitato una peggiore emorragia (si vedano i dati degli ultimi 10 anni dell'Ufficio Statistica Comune di Venezia e si analizzino onestamente, se lo si vuole davvero). Uno dei motivi è comunque che a Venezia un cittadino su quattro è ultra sessantacinquenne e che la natalità è, di contro, bassissima. E non mi si dica che un affitto a lungo termine a Venezia è caro perché, equiparato a città come Milano o Bologna, è ben più conveniente (soprattutto per appartamenti di media dimensione per famiglie di 4/5 persone che invece nelle grandi città sono proibitive). La realtà è che a Venezia non c'è più altra prospettiva se non il turismo e le altre professioni si sono liquefatte proprio a causa dello spopolamento e della poca dinamicità che ha di fatto un piccolo borgo come questo. Poca dinamicità dovuta anche alla vetustà degli abitanti, mi si perdoni la nota poco gentile (anch'io non sono certo giovane, del resto), spesso ancorati a presunti privilegi di appartanenza a un luogo considerato sacro solo a parole, ma nei fatti lasciato svendere e svenduto nella più proterva cecità. Solo ora ci si rende conto del male che si è fatto alla Città, ma si preferisce chiamarlo con altro nome.
- il parco immobiliare veneziano è in istato pessimo per non dire delinquenziale: lo dice chi come me ha cambiato casa (da residente) circa cinque anni fa e ha visto cose che in nessun posto al mondo che si fregi essere dotato di sistemi di civile convivenza e politiche urbanistiche potrebbe sopportare. L'unica nota positiva è data proprio dagli acquisti/ristrutturazioni relativi ad appartamenti per uso locatorio. Senza questi a Venezia non si ristruttura più niente. Nel 2014 io fui l'unica residente, per la notissima agenzia di vendite cittadina a cui mi rivolsi, ad acquistare (e ristrutturare) casa in Città. E malgrado questo, del tutto incomprensibilmente, venni trattata dal Comune con enorme diffidenza prima che mi venisse modificato l'indirizzo, per non parlare del trattamento davvero vessatorio nei confronti di mio figlio (residente a Venezia sin dalla nascita) che, per il solo fatto di non frequentare scuole in Centro storico fu sottoposto a imposizioni degne del tribunale dell'Inquisizione spagnola. Altro che incentivare i residenti! La verità è che i "veneziani" vorrebbero tenersi Venezia come una proprietà privata, ma non sanno più come gestirla...
- il parco immobiliare veneziano (perlopiù tutelato dai Beni Culturali, non lo si dimentichi) è, checché se ne dica o millanti, in mano a pochi veneziani che possiedono molte, a volte moltissime, unità immobiliari e le mandano al macero in spregio a qualsiasi legge di conservazione che invece (questo sì) la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici dovrebbe imporre. In molto più di un caso ho potuto osservare con i miei occhi interi palazzi o singoli appartamenti fatiscenti e puntellati venduti come "sani" o, al più, come "da ristrutturare".
- le fosse settiche dovrebbero essere imposte a TUTTI - come sarebbe giusto che fosse, magari con tempi non strettissimi e qualche incentivo per permettere la collazione dei fondi necessari e non strangolare le famiglie - per la migliore condizione delle acque, ma poi pretendo che si facciano controlli anche nei cosiddetti magazzini di ristoratori o albergatori dove si allestiscono veri e propri laboratori di catering e preparazione cibi che sversano in acqua i risultati delle loro lavorazioni la mattina presto/prestissimo (altro che Fontego dei Tedeschi inquinante, figuriamoci se a Koolhaas è stato permesso di derogare alle mille - giustissime - imposizioni di Comune e Soprintendenza!)
- è infinitamente più conveniente e facile "dare allo straniero" - seguendo così una nota corrente odierna del più bieco populismo - piuttosto che progettare per Venezia un futuro di risanamento degli immobili cittadini magari con una legge che permetta almeno sgravi fiscali anche per i privati affinché adeguino finalmente le proprietà, e senza che il MOSE prosciughi, come ha fatto, tutte le risorse disponibili per sostentare fra l'altro una classe dirigente perlopiù mangiona e incapace, quando non peggio.
- i "veneziani" che inveiscono contro il turista sarebbero i primi a dover lasciare la città senza il turismo. I pochi idraulici, imprese edili, architetti, ingegneri, notai, restauratori, tappezzieri, mobilieri che ancora resistono in città non potrebbero certo lavorare se dovessero contare solo sulle commesse dei "veneziani". Riprova di ciò è, purtroppo, invece la decimazione assoluta, se non la quasi scomparsa, nell'arco di venti anni del nutrito gruppo di antiquari, restauratori di mobili antichi, laccatori, indoratori, che facevano di Venezia la capitale ancora VIVA dell'artigianato artistico di grandissima qualità. E non hanno avuto alcuna tutela né dai veneziani stessi né dai loro governanti. Così come sta accadendo al disfacimento inconsolabile delle nostre vetrerie più famose e rinomate. E non credo che - qui - i turisti c'entrino granché. Piuttosto sono i "veneziani" che non hanno difeso quello che era un vanto che altre Nazioni o altre Città avrebbero protetto come un tesoro da rispettare e promuovere.
Perché ciò che manca ai "veneziani" è un'idea della promozione al resto del mondo (dell'immagine che si vuole dare) della propria Città che un tempo era prima in Europa per la sua cultura raffinatissima e per il suo spirito di libertà e accoglienza.
Lo stesso spirito svanito in una politichella da prebende e balzelli da medioevo scurissimo invece che da illuminato progetto di sviluppo anche tecnologico che Venezia potrebbe eccome sopportare. In questo caso il turista non sarebbe più visto come una sanguisuga a cui addossare tutti i mali ma come un compagno di strada nella (ri)formazione di una città ancora, malgrado tutto, unica al mondo.