@Debora1454 @Francesca @Alessandro877 @Alessandra18
Guardate, cari Amici,
non sono considerazioni da poco le nostre.
Si tratta di come si vuole vivere qui e ora sulla Terra e come si vuole proporre un comportamento responsabile delle persone in viaggio. Non voglio fare il guru de noantri, per carità. Sono solo considerazioni serotine.
Pochi minuti fa vedo in tv proprio la pubblicità di Airbnb che mostra la consueta famigliola felice che si gode in un incredibile paradiso naturale delle vacanze pazzesche: soggiornano all'interno di una grotta nella quale (sforacchiata qui e là per ottenere delle finestre) è stato costruito un alloggio persino dallo stile ti-acchiappo-con-il-décor.
Ora è vero che dovunque le architetture avveniristiche (o furbacchione, dipende da come si vuole girare la frittata) tendono da almeno tutto il passato Novecento (ma oggi in modo ancora più perverso) a sfruttare l'orografia dei luoghi e inserire più o meno forzatamente in contesti naturali case e insediamenti antropici.
Ma forse è proprio questo che sbagliamo.
Abitare in grotta fa parte di una costumanza neandertahliana o, al più, nei secoli successivi in epoca storica, obbligata da necessità di difesa (dai Saracini, dai Vichinghi, ecc.).
Nella pubblicità di Airbnb la famigliola felice di fare le ombre cinesi sulle pareti di una meraviglia naturale all'interno della quale soggiorna mostra piuttosto chiaramente che l'eccezionalità del luogo, ovvero il fatto che non sia veramente una casa, rende speciale la tua vacanza. E le immagini sono conseguenti. La famiglia in totale solitudine fa il bagno in uno speco lacustre probabilmente formatosi in ere geologiche antichissime, soggiorna in un posto dove (apparentemente) non esiste uomo, villaggio, civiltà, figuriamoci un lattaio.
Per me è sbagliato, senza per questo voler fare un pistolotto ad Airbnb, piattaforma su cui affitto con ancora soddisfazione le mie normalissime, banalissime proprietà.
Questo invitare a vivere temporaneamente (molto temporaneamente) in luoghi eccezionali, impervi, ancora intatti, lontani da tutto e da tutti e utilizzare questi posti naturalisticamente incredibili come fosse la casa dei nonni a Trebaldeghe di Sotto per me è sbagliato.
Allontana del tutto il viaggiatore da quanto andavamo dicendo e gli fa balenare la possibilità che potrà andare dovunque, comunque, in qualsiasi maniera, con qualsiasi formazione perché Airbnb lo rende possibile, in barba al rispetto dei luoghi e a quello di regole che, in particolare modo quando si tratti di posti così selvaggi, devono essere a dir poco monastiche. Con Airbnb posso andare in una grotta sperduta e vivere come se fossi a Nampa nell'Idaho (la prima città che mi viene in mente). Ma non è così.
Così come la cultura non è di tutti, ma solo di chi se la costruisce con fatica, anche viaggiare non può essere uno sport praticabile da chiunque in qualsiasi maniera. Non si va sull'Everest in scarpette da ginnastica (e ci sono miliardi di parole proprio su questo argomento), così come non si dovrebbe poter andare in una grotta dell'Atacama (era l'Atacama?) come se ci si stesse preparando per andare a Riccione.
Si ricominci da zero e si proponga invece un turismo consapevole di quello che possiamo fare e di quello che - senza più scampo - non dobbiamo più fare.
E gli igloo fashion, le case in pizzo al burrone o sull'albero, le grotte nei deserti in cui si arriva con l'elicottero... basta.
C'è talmente tanto da vedere, da fare, da imparare. La prima cosa, per me, è che dobbiamo imparare a rinunciare a distruggere.