@Agnese0
I semafori a Milano da marzo continuano a rimanere rossi, e fastidiosi dossi rallentatori riducono la velocità di chi fa locazione turistica.
I guidatori milanesi, seduti sulle spalliere dei loro sedili, sono placidamente fermi.
Alcuni vorrebbero schiantarsi contro la cancellata della Basilica di Sant’Ambrogio, ma poi decidono che è meglio dismettere le attività, riconvertendole ad affitti tradizionali.
Altri, facili a incaponimenti stizzosi, provano a vendere, ma in questo momento non ci sono acquirenti perché tutti, per paura di una nuova ondata di contagi e della crisi economica, stanno seduti alla finestra a vedere che succederà nei prossimi mesi.
Le idee che fino a ieri ospitavo di un Turismo per sempre e senza limiti mi stanno lentamente lasciando, altre, nuove e inattese, si adattano e si abituano a me come sassi nel letto di un torrente.
Il Turismo in questo momento somiglia ad una ferita ancora aperta che, per guarire, deve spurgare e puzzare perché il suo sangue robusto cicatrizzi qualunque cosa.