Per rispondere alla tua domanda, @Amanda647 , bisogna sapere dove è situata questa proprietà. Supponendo che si trovi nella Regione Campania (vedo che scrivi da Pompei), le CAV in questa Regione sono disciplinate dall’art.3 della LR 17/2001.
La Campania dà la possibilità della gestione imprenditoriale (con P.IVA) e non imprenditoriale (senza P.IVA), quest’ultima per chi – come te – è proprietario di un massimo di tre unità abitative in Regione, senza organizzazione in forma di impresa e con il divieto (assurdo) per i privati di farsi pubblicità.
La gestione non imprenditoriale viene attestata mediante una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà del gestore della CAV che potrà gestire la sua struttura unitariamente e non per stanze, come accade invece per i B & B o l’affittacamere.
Riguardo la cedolare secca, trattandosi di una struttura ricettiva extralberghiera che non rientra nell’ambito del regime fiscale delle locazioni brevi (art.4 del DL 50/2017) infatti, non è una locazione (non necessita di un contratto scritto di locazione), anche se le prestazioni rese sono molto simili a quelle locative brevi, non è possibile cedolarizzare i proventi di tale attività.
Alla base dei redditi generati da una CAV non imprenditoriale non ci sono contratti di locazione, ossia redditi fondiari (quadro B del modello 730) – come certi CAF o commercialisti disinvolti sostengono per consentire di cedolarizzare il reddito ai loro clienti - bensì redditi diversi occasionali (quadro D del modello 730 = rigo D4), pertanto, non è possibile optare per il regime fiscale della cedolare secca.
Perché? Perché la casella 2 (Cedolare secca) del rigo D4 non può essere barrata in tale fattispecie, ma solo per sublocazione breve e per locazione breve effettuata dal comodatario.
Non so che cosa tu abbia capito del mio post. Perditi nella traduzione di Google translator e la sua “dry cedolare” (on the rocks!). Se mi dicessi che ci hai capito poco o nulla, non ne sarei affatto sorpresa.😉
