@Roberta359 @IsabellaEValerio0
Copio incollo la dichiarazione di una delle associazioni che rappresenta i proprietari di case date in locazione turistica e che spiega perché sono contrari ad aiuti di Stato.
Perché Pro.Loca.Tur non si è unita a chi, a gran voce, ha chiesto al Governo interventi a sostegno del settore turistico e, in particolare, una riduzione dell’aliquota della cedolare secca, una riduzione di IMU e TAR e imposta di soggiorno o una sospensione dei versamenti dell’imposta di soggiorno.?
Pro.Loca.Tur., in questi anni, ha lavorato per sostenere in tutte le sedi che la locazione breve è un normale contratto di locazione e, quindi, è uno dei tanti modi che il proprietario ha per disporre e godere del bene in modo pieno ed esclusivo (art.832 c.c.).
I risultati sono sotto gli occhi di tutti; ad iniziare dalla nota sentenza 84/2019 della Corte Costituzionale che ha ribadito il principio da noi sostenuto, ricordando, tra le righe, che il proprietario/locatore non è il gestore di una struttura ricettiva. Da ciò, e solo da ciò, deriva il fatto che il reddito prodotto dalla locazione breve è un reddito fondiario, assoggettabile a cedolare secca e non, invece, un reddito diverso (commerciale non imprenditoriale) o un reddito d’impresa, da cumulare agli altri redditi e assoggettabile alle normali aliquote irpef (che arrivano fino al 46% oltre alle addizionali comunali e regionali).
Sarebbe stato facile unirsi a chi, a gran voce, ha richiesto gli interventi a sostegno del reddito per poi dire: “Ci abbiamo provato ma non è dipeso da noi”.
Noi siamo realisti e coerenti. Un proprietario ha tanti modi per esercitare il proprio diritto e la locazione breve è solo uno di essi. Lo abbiamo sempre sostenuto e continueremo a sostenerlo. Tra l’altro, al proprietario era consentito, e lo è tutt’ora, di avviare un’attività turistico ricettiva di cav o b&b rinunciando alla tassazione del proprio reddito con l’aliquota della cedolare secca e assumendo il ruolo di gestore di una attività commerciale non imprenditoriale o di un’impresa. Come tale potrà accodarsi alle richieste di associazioni che annoverano al loro interno anche commercianti o imprenditori e che hanno invocato a gran voce misure di sostegno per i loro settori.
Non esiste un “settore” della proprietà e non vorremmo mai sentirci dire da un governo che, in questo momento, è anche caratterizzato dalla presenza di partiti di sinistra: “Cari proprietari, ma cosa volete da noi? Voi avete gli immobili, potete anche sfruttarli in altro modo, come facevate prima dell’avvento di Airbnb & C., o anche venderli”.
Ricordiamo infine che:
- la cedolare secca è una imposta sul reddito fondiario. Si paga solo se produce reddito. Se non si affitta, non si ricevono canoni e, quindi non si pagano imposte. Avere una cedolare secca al 10% invece che al 20% non aiuterebbe ad aumentare il numero di contratti che è diminuito a causa del coronovirus;
- l’imu si paga solo sulle seconde case e si paga sempre e comunque. Si paga sia che la casa venga tenuta vuota, sia che la casa venga tenuta a disposizione per un utilizzo saltuario da parte del proprietario, sia che la casa venga data in locazione con un qualsiasi tipo di contratto di locazione (residenziale, transitorio o breve). Quindi la richiesta di una riduzione dell’imu a causa della riduzione del numero dei contratti di locazione proprio non si spiega;
- la tari è una tassa collegata al produzione e alla raccolta dei rifiuti urbani. Presupposto per l’applicazione della tassa è il possesso e/o la detenzione a qualunque titolo di locali suscettibili di produrre rifiuti urbani. Non ha alcuna rilevanza il fatto che quei locali siano o non siano utilizzati. La Tari si paga anche se l’immobile non viene utilizzato perché il proprietario decide di lasciarlo sfitto. La Tari si paga anche se il proprietario non riesce ad affittare l’immobile perché gli inquilini sono spaventati dal coronavirus …
- l’imposta di soggiorno è un imposta che grava sull’inquilino e non sul proprietario. L’inquilino la paga se e in quanto prende in locazione breve un appartamento. Se non ci sono inquilini non c’è imposta. Non sarebbe certamente una riduzione dell’imposta di soggiorno di qualche euro ad indurre un inquilino/turista a sfidare il coronavirus per venire a prendere in locazione breve un appartamento in Italia.
A differenza di alcune categoria che sono spesso finite nelle cronache giudiziarie per non aver versato l'imposta di soggiorno regolarmente incassata dai clienti, i locatori sono abituati a riscuoterla e a versarla puntualmente. I locatori non hanno quindi bisogno di chiedere strumenti per legalizzare i mancati versamenti ...
Questa è Pro.Loca.Tur.